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AIUTI ALLE FAMIGLIE
Un percorso diagnostico costituisce il primo passo che ogni famiglia si ritrova obbligata ad affrontare in presenza di persistenti difficoltà scolastiche e/o comportamentali del proprio bambino. La diagnosi individuerà l’origine della difficoltà inserendola in una cornice descrittiva del funzionamento cognitivo dello studente utile per una migliore comprensione sia delle difficoltà sia dei punti di forza della persona.
Rispetto a questa premessa troviamo unanime consenso da parte di tutte le figure coinvolte nel processo educativo e formativo del minore: famiglia, scuola, clinico. Una maggiore incertezza e pareri divergenti li troveremo invece nella scelta dei percorsi da seguire successivamente alla diagnosi. Generalmente le famiglie dopo aver ricevuto una diagnosi di DSA ( o altro disturbo del neurosviluppo ) consegnano la stessa alla scuola affidandosi totalmente al Docente per i diversi interventi utili al bambino/ragazzo.
La scuola è il luogo dove il disturbo si manifesta in modo più evidente pertanto è ovvio che sia il docente il primo soggetto a rilevare la difficoltà, tuttavia la scuola da sola non può, non ha le competenze, soprattutto nelle fasi scolastiche successive alle prime classi della primaria, per “risolvere” tutte le difficoltà del bambino/ragazzo.
La presenza di un Insegnante di sostegno, la stesure di piani didattici individualizzati e/o personalizzati cosi come l’utilizzo degli strumenti e delle metodologie di studio si rivelano in molti casi insufficienti a risolvere le difficoltà del bambino. Le metodologie, anche quando bene calibrate sulla persona, necessitano per poter essere apprese di tempi mediamente superiori a quelli concessi dagli orari scolastici e momenti diversi da quelli previsti per la didattica tradizionale e devono essere indicati e attuati con l’aiuto e la supervisione di un esperto in tale ambito.
In questo specifico senso il ruolo del genitore o dello specialista non possono essere delegati totalmente alla Scuola e ai Docente a prescindere dalla preparazione professionale e dalla buona volontà di questi ultimi. Questo discorso potrebbe risultare per certi versi in contrapposizione con quanto si apprende da molti manuali di psicologia e nei diversi corsi di formazione su questi argomenti tuttavia le nuove frontiere della psicologia così come quelli della medicina si basano sulle evidenze della prassi clinica piuttosto che sulla tradizione manualistica chiusa e dogmatica.
La prassi clinica, che nasce dall’esperienza professionale dell’esperto, ci insegna che in molti casi lo studente a distanza di tre o più anni dalla prima diagnosi (ossia in corrispondenza dei classici aggiornamenti diagnostici) oltre a non aver ottenuto miglioramenti significativi sul versante delle abilità interessate dal disturbo si ritroverà anche a sperimentare le stesse difficoltà che avevano portato genitore ad una valutazione specialistica . Anzi sarebbe più corretto dire che le difficoltà spesso aumentano poiché ai fallimenti scolastici si sommano le molteplici frustrazioni della famiglia e soprattutto del ragazzo che si percepisce diverso dagli altri oltre che incapace nell’assolvere alle richieste scolastiche. Il genitore avvia in questi casi un confronto che spesso si trasforma in scontro con la scuola . Uno scontro che vede ragioni e torti da entrambe le parti. Quale soluzione a questa impasse ?. Negli ultimi anni si assiste ad un incremento esponenziale di richiami formali alle inadempienze reali o presunte della scuola o del singolo docente. Tale prassi, per molti versi comprensibile soprattutto sul piano umano, si rivela tuttavia poco efficace a risolvere il nodo cruciale del problema ossia il benessere e la conseguente riuscita scolastica dello studente .
Quali soluzioni?
Il genitore deve essere consigliato da uno specialista (Psicologo o Neuropsichiatra Infantile) sull’intervento, il quale deve possedere comprovata Esperienza e Formazione e non da altre figure che sebbene motivate non potranno garantire un intervento realmente calibrato sul singolo caso e sulle specifiche difficoltà manifestata dal bambino/ragazzo.
Alle famiglie non si può solo affidare l’onere del percorso diagnostico ma urge alla luce delle molteplici motivazioni solo in parte elencate in questo documento andare oltre. Lo studio di Neuropsicologia del dott. Zanzurino oltre ad effettuare percorsi diagnostici potrà garantire risposte ai tanti dubbi e consigliare azioni concrete in risposta ai seguenti quesiti:
– Come individuare le difficoltà specifiche di uno studente?
– Come leggere una diagnosi?
– cosa fare dopo aver ricevuto una diagnosi ?
– quando e per quanto tempo ?
– dove?
– con quali strumenti?
– Con quali aiuti?
– Con quali tutele normative?
– con quali eventuali aiuti finanziari?.
L’Associazione Italiana Dislessia (AID), con le sue sedi distribuite su tutto il territorio nazionale e in collaborazione con diverse istituzioni che si occupano dello sviluppo e dell’educazione dei bambini, opera per fare crescere la consapevolezza e la sensibilità verso le difficoltà di Apprendimento. Genitori, ragazzi con dislessia e professionisti potranno sempre trovare un valido e affidabile interlocutore nell’Associazione. Per maggiori Informazioni relative alla sezione di Sassari si rimanda al pagina web dedicata: https://sassari.aiditalia.org/it/cosa-facciamo
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